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Carmelo Bene (1937-2002) non è stato soltanto la figura più straordinaria del teatro italiano. Nel suo eclettismo, e nella sua infaticabile ricerca di nuove forme d'espressione, ha anche attraversato come una meteora il nostro cinema. Cinque lungometraggi, tra il 1968 e il 1973, inclassificabili e geniali, una "parentesi" rinnegata che ha lasciato un segno sotterraneo fino a noi. In quegli anni, e subito dopo, Bene ha portato il cinema ai suoi limiti, liberandolo dalla tirannia del racconto e della comunicazione. Qui vengono raccolte le interviste più significative che Bene ha concesso commentando il proprio cinema e quello degli altri: un'esplosione di invenzioni teoriche, paradossi, definizioni fulminanti, in una lotta accanita e autodistruttiva con l'interlocutore e con gli spettatori.